La storia secolare di Matera ha attraversato numerose tappe storiche, senza interruzioni di continuità, che hanno contribuito alla sua attuale e unica formazione. Etimologia Il nome potrebbe derivare da “Meteoron” che sta a significare cielo stellato, che è l’immagine che i Sassi, all’accendersi delle luci delle abitazioni, danno ancora oggi. È curioso che il […]
La storia secolare di Matera ha attraversato numerose tappe storiche, senza interruzioni di continuità, che hanno contribuito alla sua attuale e unica formazione.
Etimologia
Il nome potrebbe derivare da “Meteoron” che sta a significare cielo stellato, che è l’immagine che i Sassi, all’accendersi delle luci delle abitazioni, danno ancora oggi.
È curioso che il censimento veniva adoperato proprio con queste modalità : i cittadini ponevano fuori dalle proprie case dei lumini il cui numero indicava il numero di abitanti.
Il risultato rendeva i Sassi di Matera come un vero e proprio cielo stellato.
Infine c’è chi riconduce il nome alle parole “Me Terah”, che significa “Acqua pura”, data la presenza nel territorio di numerose sorgenti di acqua nel sottosuolo. Ciò che sappiamo con certezza è che Plinio il Vecchio nella “ Naturalis historia” chiama gli abitanti di Matera “meteolani” (Liber III, 105).
Le origini
Quando parliamo di Matera, parliamo della terza città più antica del mondo, dopo Aleppo, in Siria, e Gerico, in Cisgiordania.
Il suo millenario rapporto con la natura è attestato dalla più recente scoperta : il reperimento del più grande cetaceo del Pleistocene, anzi il più grande animale fossile mai ritrovato nella storia. Si tratta di “Giuliana” (nome che deriva dalla Diga di San Giuliano che la ospita) una balena fossile che si stima pesasse tra le 130 e le 150 tonnellate, contro le circa 100 tonnellate del più grande dei dinosauri e che risale a più di 100 milioni di anni fa.
“Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza”
I primi insediamenti
Invece, i primi insediamenti umani risalgono all’età paleolitica. I suoi abitanti originari sfruttavano le grotte naturali che caratterizzano il paesaggio che si sviluppa al di sopra della Gravina, il torrente che da millenni segna il suo passaggio nelle rocce della Murgia. Le loro antiche “case” sono ancora oggi visitabili, in uno scenario in cui il tempo sembra essersi fermato da millenni.
In età Neolitica la popolazione cominciò a organizzarsi in villaggi trincerati, di cui si scorge ancora traccia in località Murgia Timone, insediamento dotato di sistemi difensivi e organizzativi di elevato pregio considerata l’epoca di appartenenza.
Durante l’età dei metalli si ritiene che gli stanziamenti si siano trasferiti sull’altra sponda della Gravina, il cui terreno tufaceo la rendeva più idonea alle realizzazioni di strutture di difesa e di abitazioni.
Il luogo simbolo
Il luogo simbolo della città è l’ antica civita, i cui primi insediamenti si attestano intorno al IX secolo a.C. Il sito era facilmente difendibile in quanto costituisce una fortezza naturale, aggrappata ad un altipiano a forma piramidale circondato dal burrone della Gravina e da altri strapiombi e ripidi dirupi.
Oggi in questi luoghi sorge il Duomo di Matera, cuore pulsante dell’antico rione dei Sassi e della comunità materana, che custodisce la statua della Madonna della Bruna, simbolo della città.
In età classica la sua vicinanza a Metaponto, un importante centro della Magna Grecia, fa pensare a uno stretto rapporto con quest’area ricca culturalmente ed economicamente.
La conquista dei Romani
Con i Romani la città aumentò di importanza commerciale in quanto attraversata dalla via Appia.
L’eredità architettonica romana nelle tappe storiche di Matera, è costituita secondo alcuni, anche dalla Torre Metellana, che faceva parte della cinta muraria difensiva eretta a protezione della civita, innalzata dal console romano Quinto Cecilio Metello Numicidio, da cui deriverebbe il nome della stessa città, originariamente Methola; ma a riguardo vi è una divergenza di vedute.
Alcune fonti riconducono il nome al latino “Mater” per celebrare la Madre Terra con cui la città ha un rapporto di rispetto e coesione da millenni o più semplicemente richiama l’adorazione della madre di Cristo.
Altri ritengono che il nome derivi dall’unione dei nomi dei vicini centri abitati di Metaponto ed Eraclea, i cui abitanti per scappare dalla ferocia di Annibale si rifugiarono nell’entroterra e superato il fiume Bradano, vennero accolti nel villaggio preesistente .
La leggenda vuole che lo stesso Pitagora scelse il nome come comunione delle iniziali delle città greche. Qualcuno, inoltre, ritiene che derivi da Mataios olos (vacuo tutto), che in greco significa fossa scavata dai torrenti, rifacendosi all’immagine del torrente Gravina che sgorga fra le rocce della Murgia.
Il periodo dell’Alto Medioevo
Dominazioni differenti si sono succedute nelle tappe storiche di Matera, con la crisi e la caduta dell’impero romano d’Occidente. I longobardi hanno lasciato traccia.
Parte della cinta muraria che circonda la vecchia civita, è stata da loro edificata. Matera è rientrata nel piano di riconquista architettato da Giustiniano imperatore romano d’Oriente, la “Restauratio imperii” ma l’egemonia bizantina durò pochi anni.
Sappiamo che nel 568 i Longobardi occupavano la città e che furono allontanati nel 612 grazie all’intervento dell’ Imperatore di Costantinopoli, Costanzio. Nel 664 la città fu parte del ducato di Benevento. A seguito degli svariati attacchi promossi dai Saraceni, i Longobardi chiesero l’intervento dell’imperatore Ludovico II che distrusse e ricostruì la città.
Già dal secolo VIII, ma soprattutto nell’alto Medioevo diverse comunità di monaci eremiti si trasferiscono da tutta Europa a Matera, in particolar modo dall’impero romano d’Occidente. Questi lasceranno dei segni che cambieranno per sempre il valore artistico e architettonico della città.
A loro si deve la realizzazione delle chiese rupestri, di cui ad oggi ne sono state ritrovate oltre 150, dei gioielli presenti in diverse cripte scavate nella roccia. Molte dominazioni si succedettero a causa della mancanza di stabilità che assicurava l’impero romano. Ottone II la conquistò, poi fu ripresa dai beneventani e infine dai Greci nel 978.
L’arrivo dei dei Saraceni
I Saraceni, come detto, perpetuarono diverse incursioni nella città. Nel 994 i cittadini resistettero ad un assedio cruento condotto proprio dagli stessi, grazie alla inespugnabilità della civita dovuta alle condizioni paesaggistiche che la ponevano al di sopra di un alto burrone.
Fondamentale fu anche Il sistema difensivo. Il cronista Eustachio Verricelli ci informa che nell’ XI secolo le torri edificate a protezione della città erano sei e che furono costruite dal capitano Metello che vinse eroicamente i Saraceni. Parte della storiografia ritiene che dal suo nome deriverebbe quindi, quello della torre Metellana. Un’altra torre ancora visibile è la Torre Capone
I Normanni resero la contea di Matera uno stato indipendente. Gli Altavilla furono la dinastia normanna più rappresentativa. In questo periodo diversi crociati materani parteciparono alle missioni volute dal papato per la riconquista della Terra Santa.
Il periodo Aragonese
Il periodo aragonese è fortemente significativo per la storia materana. Un episodio storico in particolare è intriso di una rilevante importanza concettuale. Gli abitanti di Matera contribuirono alle guerre portate avanti dalla corona, infoltendo le schiere dell’esercito regio, con i propri guerrieri più valorosi.
Come segno di riconoscimento gli Aragonesi promisero ai cittadini di non sottoporla mai ad alcun vincolo feudale, rispettando la sua indipendenza.
Però, tradirono la fiducia della città, vendendola al Conte Giancarlo Tramontano, figlio di un potente banchiere del Regno di Napoli. Questi sottopose la sua carica di Conte alla popolazione che la bocciò.
Egli, allora, solo tramite raggiri ed azioni corruttive riuscì ad ottenere il titolo nel 1497. Costui governò perpetuando continue umiliazioni alla popolazione in spregio ai loro diritti e ciò gli valse il titolo di tiranno.
In base ai racconti popolari si ritiene che, Tramontano, abbia fatto ricorso allo ius primae noctis tanto che ancora oggi nella cultura popolare a Matera si usa dire a donne di non ragguardevole bellezza : “vattun t’, ca a ta, manc u cont Tramnten to’ vljt” che significa “non ti ha voluto neanche il Conte Tramontano”.
Inoltre il Conte iniziò la costruzione di un castello che svetta sulla collina del Lapillo e che prende il nome proprio dallo stesso tiranno. Per edificare la fortezza egli impose altissime tasse alla popolazione, fino a quando, stremata, si ribellò ai soprusi e lo assassinò il 29 dicembre 1514 vicino al Duomo, in una via che porta oggi il nome di “Via del Riscatto”.
Il castello, che in base al progetto avrebbe dovuto riprendere lo stile del maschio angioino, non fu mai terminato. Successivamente un commissario inviato dalla corona fece impiccare alcuni materani ed impose delle multe per punirli, ma i cittadini insorsero ancora, fino ad ottenere l’indulto.
Successivamente la città rientrava nelle Terre d’Otranto e nel 1663 divenne sede della Regia Udienza di Basilicata. Rimase capitale della regione fino al 1806, quando Giuseppe Bonaparte, Re di Napoli, la privò di tale titolo.
Il brigantaggio a Matera
Proseguiamo le tappe storiche di Matera, per arrivare al periodo post-unitario, dove i fenomeni del brigantaggio scossero la Basilicata. Ci furono delle sollevazioni popolari che miravano ad ottenere le terre demaniali, di cui si erano illegittimamente impossessati i latifondisti.
Fra questi il Conte Gattini era il rampollo della famiglia più ricca. Egli dapprima si mostrò accondiscendente alla redistribuzione, ma nei fatti non procedette rispettando quanto promesso.
I contadini capeggiati da alcune figure di spicco fra i briganti, l’ 8 agosto 1860, giunsero sotto casa del Conte che lanciò con sprezzo del pericolo monete d’argento sulla folla in segno di rinuncia dei beni demaniali, ma la folla, a quel punto inferocita, entrò in casa e lo portò in Piazza del Sedile, allora simbolo politico di Matera, per poi ucciderlo.
Pare che parte della nobiltà materana aizzò i contadini contro il Conte, al fine di ridimensionare il suo ascendente sulla città. I nobili inasprirono la popolazione convincendola del fatto che il Conte avrebbe rivoluzionato l’agricoltura territoriale con l’introduzione di macchinari moderni, i quali avrebbero sostituito la forza lavoro degli agricoltori locali. L’episodio ispirò diversi altri moti, come quello avvenuto a San Giovanni Rotondo nel 1860.
Lo sfollamento dei sassi di Matera nel dopoguerra
Nel dopoguerra lo Stato italiano, dopo anni di scarsa, se non nulla considerazione, si accorse di Matera. Alcide De Gasperi dopo una breve visita la definì vergogna nazionale, a causa delle difficoltose condizioni di vita a cui erano sottoposti i suoi abitanti e nel 1952 venne emanata la “Legge speciale per lo sfollamento dei sassi di Matera”.
Decine di migliaia di abitanti furono costretti, anche con la forza, ad abbandonare le dimore che per migliaia di anni accolsero i materani. Si procedette alla costruzione di interi quartieri fuori dall’antica città, per trasferire l’intera popolazione.
I Sassi divennero il centro storico disabitato più grande del mondo. Non erano più il cuore pulsante della comunità ma un agglomerato di abitazioni abbandonate ai margini della città nuova. In questo periodo molti pensarono di radere al suolo il simbolo della vergogna.
Ma il clamore di questa operazione governativa, unica nel suo genere, attirò l’attenzioni di architetti e studiosi da tutto il mondo. Gli esperti osservarono le antiche dimore dei materani e si accorsero che dietro cotanta miseria si nascondeva un gioiello dell’ingegneria.
Difatti, un articolato e complesso sistema idraulico misto alla costruzione di grandi cisterne, consentiva lo scorrere dell’acqua corrente in tutte le case. Inoltre, da un punto di vista antropologico, di grande importanza erano i “vicinati”, simbolo della comunità dei Sassi.
Questi, erano costituiti da un insieme di abitazioni che avevano in comune lo stesso spiazzo, in cui solitamente vi era un pozzo. I rapporti tra i vicini erano così stretti da assumere la connotazione di legami familiari.
In quel tempo di miseria e povertà, l’assistenza, la collaborazione e la solidarietà erano all’ordine del giorno e permettevano ad intere famiglie di sostenersi e condividere la propria vita in comunità, senza barriere. La struttura delle antiche abitazioni rappresenta al meglio il rapporto di totale armonia tra la natura e Matera, una città che vive nella roccia.
La rivalutazione di quella che era considerata una vergogna nazionale è culminata, il 9 dicembre 1993 a Cartagena, nella dichiarazione che proclamò i Sassi Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Fu il sesto sito italiano ad entrare a far parte di questo speciale elenco ed il primo dell’Italia meridionale.
Capitale Europea della Cultura 2019
Inoltre fu il primo sito al mondo ad essere definito “Paesaggio Culturale”. Tale risultato fu ottenuto anche grazie all’impegno del architetto ed urbanista Pietro Laureano.
Infine, a seguito di un lungo processo che ha coinvolto tutta la popolazione, Matera è stata designata Capitale Europea della Cultura del 2019.
L’assegnazione di questo titolo simboleggia il riscatto della città e soprattutto di quella popolazione contadina che venne additata come vergogna nazionale. Il riscatto nelle tappe storiche di Matera ricorre spesso nella storia, passando per il Conte Tramontano per finire alla proclamazione di patrimonio dell’UNESCO e Capitale Europea della Cultura.
È doveroso richiamare le parole di Carlo Levi prima citate, e associarle a quelle di Giovanni Pascoli che insegnò nella città e che così la definiva : “Delle città dove sono stato, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di malinconia”.
Matera rappresenta una città che ha deciso di non dimenticare il passato e di non cancellare la vergogna che l’ha forgiata. Anzi, i periodi più bui delle tappe storiche di Matera sono raccontati e tenuti a mente dai suoi abitanti, perché nessuno tra cittadini vuole dimenticare da dove si viene, per dare, ancora più valore, a dove si è arrivati.
La bellezza e la sofferenza di Matera, sono due aspetti indissolubili che accompagnano la città e la sua storia.
Oggi Matera rappresenta un centro turistico di rilievo mondiale ma anche cinematografico in cui diversi registi hanno scelto di girare i propri film.
Tra i più importanti si citano:
- “Viva L’Italia” – Roberto Rossellini (1961);
- “Il Vangelo secondo Matteo” – Pier Paolo Pasolini (1964);
- “L’uomo delle Stelle” – Giuseppe Tornatore (1995);
- “The Passion of Christ” – Mel Gibson (2004);
- “Nativity” – Catherine Hardwicke 2006;
- “Ben Hur” – Timur Bekmambetov (2015);
- “Wonder Woman” – Patty Jenkins (2016);
- “007, no time to die” – Cary Fukunaga (2020).
“La prima volta che l’ho vista, ho perso la testa, perché era semplicemente perfetta”.
Mel Gibson
Le tappe storiche hanno conferito a Matera il suo fascino incredibile.
In QUESTO articolo vi raccontiamo il nostro tour a passeggio di Matera, mentre di seguito, condividiamo una bella ripresa aerea della città, realizzata dall’Agenzia di Comunicazione Atipix.