Scopriremo in questo tour al centro di Roma, cosa sono e dove trovare le statue parlanti! Le statue parlanti sono una serie di sculture antiche, sulle quali i Romani a partire dal XVI secolo erano soliti appendere messaggi anonimi, contenenti per lo più critiche, satire, battute contro il governo al potere. L’intuizione del popolo fu […]
Scopriremo in questo tour al centro di Roma, cosa sono e dove trovare le statue parlanti!
Le statue parlanti sono una serie di sculture antiche, sulle quali i Romani a partire dal XVI secolo erano soliti appendere messaggi anonimi, contenenti per lo più critiche, satire, battute contro il governo al potere. L’intuizione del popolo fu geniale e divenne ben presto un’usanza ben diffusa in tutta la città.
Questo nuovo sistema di dar voce al popolo, creo non pochi malumori tra i potenti dell’epoca, che in più occasioni cercarono il modo di disfarsi di queste sculture. Ma ogni tentativo risultò poi nullo, in quanto avrebbe certamente scaturito una reazione più dura e ingestibile del popolo.
Nel centro di Roma oggi è possibile incontrarne 6.
Iniziamo il nostro tour delle statue parlanti di Roma, passeggiando nei dintorni di Piazza Navona e raggiungiamo Piazza Pasquino, per incontrare l’omonima e più famosa delle sei.
Pasquino
Posizionata in un angolo della piazza ben visibile, cattura immediatamente la nostra attenzione perché si tratta di scultura priva di arti e dal volto consumato, sul cui basamento ancora oggi è possibile trovare messaggi e fogliettini lasciati dagli abitanti della città, che scrivono rime e versi satirici contro le attuali forze politiche al potere, dando continuità alla tradizione.
La scultura, risalente probabilmente al III secolo a.c. fu rinvenuta a Roma nel 1501 durante i lavori di costruzione di Palazzo Braschi e venne collocata alle sue spalle, nell’attuale posizione dal Cardinale Carafa.
Successivamente, proprio i capi della chiesa, bersagliati dai numerosi messaggi dei Romani appesi alla statuta, decisero di presidiare con dei soldati la Piazza per contrastare questa usanza popolana.
Le varie interpretazioni storiche, ci dicono che la statua di Pasquino rappresenterebbe Menelao, marito di Elena di Troia, nell’atto di sostenere tra le sue braccia il corpo di Patroclo.
È possibile tra l’altro trovare una rappresentazione identica e ben conservata della stessa scena, all’interno della Loggia dei Lanzi di Firenze, che abbiamo descritto QUI durante il nostro tour nella capitale Toscana.
Nonostante il potere corse al riparto per far fronte ai Romani, l’idea fu talmente innovativa e geniale che convinse il popolo a spostare l’attenzione in quella che divenne la seconda statua parlante di Roma:
Marforio
Con l’aggiunta di Marforio nasce il mito delle statue parlanti di Roma
Attualmente la statuta si trova nel cortile del Palazzo Nuovo nei Musei Capitolini nel Campidoglio e rappresenta una figura maschile barbuta, distesa seminuda su un fianco e avvolta da un telo.
La scultura con molta probabilità risale al I secolo e raffigurerebbe il fiume Nera, affluente del Tevere.
Fu ritrovata all’interno del Foro Romano insieme ad una vasca di granito con l’incisione “mare in foro”
La tradizione popolare ritiene che il nome provenga da una storpiatura di tale iscrizione.
Fino al 1588 Marforio rimase vicino al Carcere Mamertino, poi Sisto V ordinò lo spostamento della statua lungo il muro di sostegno dell’Aracoeli per decorare una fontana.
Infine nel 1679 quando fu realizzato Palazzo Nuovo, la statua fu nuovamente spostata nella sua posizione attuale.
Marforio divenne con il tempo la spalla perfetta di Pasquino, a tal punto che il popolo illudendo i controlli, fece “dialogare” le due statue, apponendo dei messaggi di satira in cui una scultura parlava all’altra.
Tra gli epigrammi, il più famoso è senz’altro quello del 1800, scritto durante i tempi dei saccheggi di Roma ordinati da Napoleone:
Per tentare di mettere a tacere Marforio fu nominato addirittura un “custode della fonte”, lautamente pagato per evitare che i romani esponessero di notte nuove satire ed epigrammi.
Ma l’astuzia del popolo superò di gran lunga il potere e fu data voce ad altre statue presenti in città.
Il Facchino
Percorriamo Via del Corso, fino ad incontrare l’attuale Palazzo del Banco di Roma su Via Lata.
Proprio sulla facciata laterale dell’edificio, alla base di una delle grandi finestre di ferro, troviamo la statua di un uomo, raffigurato mentre versa dell’acqua da una botte.
Il volto è scalfito dal lancio di pietre, probabilmente da parte di alcuni che pensarono fosse un’omaggio a Martin Lutero.
Proprio l’abbigliamento tipico da facchino dell’epoca, fu successivamente il motivo principale del nome con il quale venne ricordato.
Secondo la tradizione la statua risale alla seconda metà del XVI e rappresenta la figura dell’acquarolo, un uomo che raccoglieva l’acqua dalle fontane pubbliche per rivenderla nelle case.
Fu anch’essa protagonista di numerosi epigrammi scritti per colpire direttamente il potere e che fortunatamente sopravvisse negli anni, fino ai giorni d’oggi.
Abate Luigi
Torniamo nuovamente su Corso Vittorio Emanuele, a Piazza Vidoni poco distanti da Piazza Navona e dalla statua parlante di Pasquino.
Sul muro laterale della Basilica di Sant’Andrea della Valle continuiamo il nostro tour delle statue parlanti di Roma e troviamo la statua del Abate Luigi.
Il nomignolo probabilmente fu assegnato dalla fantasia popolare, che vide nel personaggio scolpito una reale somiglianza in uomo che portava lo stesso nome
La scultura, di epoca tardo-romana raffigurava un alto magistrato e fu rinvenuta proprio durante la fondazione di Palazzo Vidoni, nell’area del Teatro di Pompeo.
Nel 2013 la statua venne decapitata da ignoti, durante un vile atto vandalico ed oggi si presenta purtroppo al pubblico priva della testa.
Ma il pezzo rubato fu semplicemente un calco realizzato negli anni 70, poichè già nell’800 la testa fu presa di mira e venne successivamente messa al sicuro nel Museo di Roma in Trastevere, dove si trova tutt’ora.
Proprio uno dei sonetti più famosi è dedicato al primo atto vandalico accaduto nell’Ottocento:
Madama Lucrezia
Passeggiando nella zona di Piazza Venezia, in un angolo di Palazzetto Venezia, nella adiacente piazza di San Marco troviamo un’altra statua molto conosciuta: quella di Madama Lucrezia.
La scultura è imponente, alta 3 metri, fu rinvenuta in un tempio dedicato a Iside e sembrerebbe raffigurare un personaggio femminile, probabilmente collegato alla divinità.
Il busto fu donato a Lucrezia d’Alagno, nobildonna amante di Alfonso V d’Aragona re di Napoli.
Dopo la morte di Alfonso, la donna si trasferì a Roma e abitò nella zona in cui oggi è posizionata la statua.
A sostenere il collegamento del nome con la donna, vi è il fatto che il termine Madama nel XV era diffuso solamente a Napoli.
Rispetto alle precedenti statue, fu protagonista di pochi epigrammi
Statua del Babuino
Concludiamo il tour delle statue parlanti di Roma, visitando l’ultima, forse la più curiosa.
Ci troviamo su una delle vie che confluiscono su Piazza del Popolo, ovvero via del Babuino, precisamente davanti alla Chiesa di Sant’Attanasio dei Greci.
É qui che si presenta la curiosa statua del Babuino, in romano “babbuino“.
La scultura ritrae un Sileno, ovvero un personaggio della mitologia greca legato alla figura del dio Dionisio, disteso su un fianco su una base rocciosa. I Sileni in epoca ellenistica erano raffigurati, vecchi, obesi, pelosi, nudi oppure vestiti di pelle di capra.
Motivo per cui dal momento della sua realizzazione la rappresentazione ha sempre destato ironia e curiosità tra i passanti.
La tradizione vuole che il popolo romano, fu talmente colpito dalla bruttezza della scultura, a tal punto da paragonarla ad una scimmia, appunto il babbuino,
Furono ribattezzati così il nome della fontana e il nome della strada, che da Via Paolina divenne l’attuale Via del Babuino.
Il Babuino venne realizzato intorno al 1576, per decorare una fontana quadrangolare di uso pubblico dove ancora oggi, sgorga l’acqua da una semplice cannella.
La statua acquisì grande notorietà dal momento in cui l’anziano cardinal Dezza che abitava nelle vicinanze, si inchinò ogni giorno davanti alla fontana, mostrando devozione e riverenza nei confronti del personaggio, forse erroneamente scambiato per un Santo.
La popolarità del Babuino fu tale, che la scultura entrò a far parte delle 6 statue parlanti utilizzate dal popolo di Roma per condividere satire pungenti ed epigrammi contro il potere.
L’insieme dei sei monumenti in pietra fu così denominato il “Congresso degli Arguti“.
Nella filmografia Italiana è possibile comprendere il ruolo delle statue parlanti e quella di Pasquino, attraverso il film del 1969 “Nell’anno del signore” diretto dal regista Luigi Magni
Ambientato nella Roma papalina del 1825, racconta le vicende della resistenza popolana rappresentata dai carbonari, contro il potere della chiesa e del Papa.
In questa clip, un grandioso Nino Manfredi interpreta i panni di Cornacchia, un calzolaio che fingeva di essere analfabeta per eludere il governo ed appendere gli epigrammi di Pasquino.
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